N° 111

 

LA POLITICA DEL SOSPETTO.

 

 

Di Carlo Monni (con concetti e personaggi di Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            Un vento caldo la investe mentre lo spostamento d’aria causato dall’esplosione la getta indietro facendola piombare sulla strada. Le orecchie le ronzano e per alcuni secondi non è in grado di sentire nulla poi, dapprima ovattata poi sempre più nitida, le arriva la voce di Patriot:

-Tutto bene?-

-Direi di sì.- risponde Capitan America rialzandosi -Lo scudo ha assorbito la maggior parte dell’impatto e protetto dai detriti. Immagino che sia successo lo stesso a te.-

-Siamo stati fortunati.- commenta il giovane eroe afroamericano -Ma chi era là dentro non lo è certo stato altrettanto.-

            Il piano terreno dell’edificio davanti a loro è stato devastato dal missile che l’ha colpito. Se il candidato al Congresso John Cooper era nel suo quartier generale elettorale quasi certamente non è sopravvissuto.

 

            Richard von Burian si considera un soldato. Possono averlo espulso dal Corpo dei Marines ed avelo privato dei gradi, ma, per quanto lo riguarda, questo non cambia la sua natura. Ha ricevuto il miglior addestramento possibile, è stato nelle Forze Speciali, si è sporcato le mani personalmente per lo Zio Sam e non solo. Non è stato contento che gli avessero assegnato un incarico da impiegato ma un impiagato od un dirigente della North Organization non avrebbe mai individuato il pedinatore che ha alle costole.

            È uno bravo, si è mimetizzato abilmente nel traffico senza perderlo mai di vista e restandogli sempre alle costole con la sua moto. È bravo, sì, ma lui è migliore..

Chissà chi lo manda: la Sicurezza Interna o qualcun altro? Non importa, deve sbarazzarsene adesso.

            Von Burian sogghigna mentre preme un pulsante sul cruscotto della sua auto e. Dal retro, appena sopra il paraurti posteriore, escono due bocche da fuoco che vomitano proiettili contro la moto.

 

            Vestito gessato, tre pezzi, elegante ma al tempo stesso un po’ trascurato, occhiali con montatura di tartaruga, capelli castani, tempie imbiancate, baffi, una sessantina di anni circa, una vaga rassomiglianza con Walter Pidgeon, attore britannico dela prima metà del XX secolo, David James Quinn, il Dottor David James Quinn, è il tipico ritratto dello studioso, dell’insegnante con la testa tra le nuvole, distratto ed innocuo… che è esattamente ciò che vuole apparire. Un personaggio che si è costruito addosso con cura e che ha ingannato chiunque compresi i Presidenti che ha servito come consulente scientifico e quel povero sciocco di Henry Peter Gyrich che è convinto di stare servendosi di lui quando, invece, è esattamente il contrario.

            David James Quinn sorride compiaciuto mentre si alza dalla comoda poltrona e si dirige verso una parete. Si ferma davanti ad essa e sussurra:

-E = MC2.-

La parete si apre rivelando una stanza segreta. Quinn vi entra senza esitare e la parete si richiude immediatamente alle sue spalle.

            Lui è l’ultimo rimasto, pensa, e sarà l’unico a vincere.

 

 

2.

 

 

            Falcon osserva con orrore la moto sbandare colpita dalle raffiche partite dall’auto di von Burian. La ragazza alla guida tenta disperatamente di riprendere il controllo del suo mezzo ma non ci riesce. La moto piomba contro il guardrail sfondandolo e precipitando verso il fiume Potomac.

            In un attimo Falcon agisce afferrando a mezz’aria la motociclista e riportandola verso la strada mente il motore della moto esplode.. Pezzi infuocati piombano in acqua proprio mentre Falcon atterra.

            La ragazza si sfila il casco integrale rivelando il bel volto della giovane canadese Emmy Doolin e dice:

-Suppongo di doverti ringraziare. Peccato però aver perso quel von Burian.-

-Non è ancora detto.- replica Falcon sorridendo.

 

            A bordo di un elicottero in volo sopra l’East River a Brooklyn il sicario chiamato Hitman esclama:

-Tu non sei Capitan America!-

-Sei davvero perspicace.- replica il Comandante America con un sorriso di scherno sulle labbra.

            La risposta di Hitman è una serie di raffiche che si infrangono sullo scudo del Comandante.

-Pessima mossa.- replica quest’ultimo lanciandosi contro l’avversario.

            Un grido attira la sua attenzione: una pallottola di rimbalzo ha preso il pilota dell’elicottero che si accascia sui comandi.

-Decisamente pessima.- commenta ancora il Comandante mentre l’elicottero privo di guida comincia ad oscillare pericolosamente.

 

            La parete alle sue spalle mostra alcuni ritratti: il Teschio Rosso, il Barone Zemo, il Barone Strucker, il Numero Uno dell’Impero Segreto, Monica Rappaccini, tutti sormontati da una X rossa. Solo i ritratti di MODOK e dell’enigmatica Baronessa non lo sono.

            L’uomo vestito con una tuta gialla ed il cui volto è celato da un elmetto che ricorda il casco di un apicultore si rivolge ad una platea di uomini e donne.

-Le organizzazioni nostre rivali sono tutte cadute.  Non accadrà all’A.I.M., ve lo garantisco. Gli altri si sono affidati troppo alla violenza ma la nostra vera arma è la nostra intelligenza superiore. Grazie ad essa saremo noi a trionfare.-

            Un boato di approvazione segue alle sue parole e sotto il casco lo Scienziato Supremo sorride soddisfatto.

 

 

3.

 

 

            L’elicottero ormai privo di guida ondeggia per qualche attimo poi comincia a precipitare sempre più veloce.

Il Comandante America sferra un uppercut a Hitman e si precipita ai comandi scostando il cadavere del pilota. Gli sfugge un’imprecazione: anche il quadro comandi è rimasto danneggiato dai proiettili di rimbalzo ma forse può ancora rallentare la caduta.

Alle sue spalle Hitman si rialza ed estrae una pistola.

-Se vuoi morire, sparami pure. A questa velocità lo schianto ci farà a pezzi ma forse io posso fare qualcosa.- gli dice il Comandante senza nemmeno voltarsi.

            Non arriva nessuno sparo. Il Comandante ignora la minaccia alle sue spalle e riesce a dirigere l’elicottero sull’East River.

Si alza e scopre che il suo avversario è scomparso. È stato sbalzato fuori o si è gettato volontariamente? Non ha molta importanza adesso.

            Il Comandante America non perde tempo e si tuffa nell’East River. Un paio di secondi dopo l’elicottero piomba in acqua e poi esplode.

            Pochi istanti dopo l’uomo vestito con i colori della bandiera riemerge issandosi sulla riva.

 

            Il volto di Capitan America esprime tutta la sua frustrazione. Nonostante i suoi sforzi non è riuscita ad impedire l’attentato alla sede della campagna elettorale di Josh Cooper.

-Non è stata colpa tua.- le dice Patriot.

-Avrei dovuto pensare ad un secondo attentatore. Se lo avessi fatto tutto questo disastro non sarebbe successo.- ribatte con voce cupa Liz Mace.

            Patriot non ha molto da aggiungere perché anche lui si sente allo stesso modo. Osserva caricare sul veicolo del Medico Legale due corpi e giura tra sé che qualcuno dovrà pagare per quei morti.

-Vieni con me.- gli si rivolge Cap.

-Dove?-le chiede lui.

-A caccia di indizi… e di assassini.-

 

            Le dita della giovane donna si muovono agili sulla tastiera e sul mouse mentre una serie di dati scorre sullo schermo connettendo le informazioni apprese quella stessa mattina[1] in un unico grande disegno.

            I nomi si accoppiano a volti. Due in particolare: Elizabeth Mary Mace, U.S. Marine Corp, U.S .Navy J.A.G.[2] attuale incarico riservato; Franklin Roosevelt Mills, U.S. Navy SEAL[3] attuale incarico riservato.

            Riservato per molti ma non per lei, pensa la donna sorridendo.

 

 

4.

 

 

            Il ragazzo indossa solo un paio di slip e fissa in silenzio il costume nella teca davanti a lui. Impossibile capire a cosa stia pensando.

-Sei pronto?- gli chiede l’uomo alle sue spalle.

-Lo sono, Signore. È da tanto che aspetto questo momento.- risponde lui.

-E allora non aspettare più. Il costume è tuo, indossalo e reclama il ruolo ed il nome che ti spettano di diritto.-

            La teca si apre ed il ragazzo prende il costume e lo sfiora con le dita.

-Non è proprio lo stesso. È stato ridisegnato.- dice.

-Per adeguarlo ai nuovi tempi ed alle sfide che dovrai affrontare.- risponde l’uomo -Hai dei ripensamenti, forse?

            C’è un attimo di silenzio poi il giovane si infila la maschera e risponde:

-Nessun ripensamento, Signore. Farò il mio dovere fino in fondo.-

 

            Il luogo è il Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D. e precisamente la Direzione Scienza e tecnologia dove un uomo grande e grosso dai capelli rossi che indossa un camice da laboratorio. Una targhetta lo identifica come Dottor Timothy Dugan Jr Vice Direttore.

Dugan indica un punto sullo schermo davanti a lui e dice:

-Credo che sia proprio quello che stava cercando, Capitano.-

-Un secondo elicottero da cui è stato sparato il missile, proprio come avevo immaginato ed ora, grazie ai vostri satelliti, ne ho la conferma.- afferma Capitan America

- E credo che forse riusciremo anche a tracciarne a ritroso la rotta.-

-Sapevo di aver fatto bene a rivolermi rivolgermi allo S.H.I.E.L.D. per rintracciarlo. Siete stati più efficienti della N.S.A.[4] e probabilmente più collaborativi.-

-Sempre lieti di poter essere utili.- replica Dugan -Io in particolare ho un debito di riconoscenza con lei per aver salvato la vita di mio padre.-[5]

-Ho fatto solo quello che chiunque altro avrebbe fatto al mio posto.-

-Ma è stata lei a farlo. Adesso cosa intende fare?-

-Restituire il colpo.- è la secca risposta.

 

            L’aereo con le insegne della North Organization decolla da un aeroporto privato della Virginia diretto verso l’Africa Centrale. A bordo una squadra di addestratissimi contractor, tutti con passato militare nelle forze speciali delle rispettive nazioni di appartenenza.

            La loro missione è raggiungere la capitale del piccolo Stato di Azania sotto assedio da parte di soverchianti forze nemiche e portarne in salvo il Presidente.

Impresa tutt’altro che facile, pensa la caposquadra Carolyn St. Lawrence, ma la squadra che comanda è composta da elementi in grado di farcela.

            Come se le avesse letto nel pensiero, il suo secondo in comando, un afroamericano dalla testa rasata, le si avvicina e le dice:

-Ce la faremo, Colonnello, ne sono convinto.-

-Vorrei avere il suo ottimismo, Capitano Jacobs…- replica lei -… ma….-

-Ma….-

-Ho la brutta sensazione che qualcosa andrà storto.-

            David Jacobs non ribatte.

 

 

5.

 

 

            Il Comandante America entra nel salone dove Capitan America e Patriot stanno ancora parlando.

-Se a qualcuno interessa…- dice -… Hitman potrebbe essere morto… ma non ci credo molto.-

-Che è successo?- gli chiede Cap.

            Il Comandante non si fa pregare e racconta dello scontro con il cecchino e del suo esito per poi concludere dicendo:

-Ero troppo occupato a cercare di sopravvivere per curarmi di lui ma il mio istinto mi dice che non ce ne siamo affatto sbarazzati.-

-E la mia esperienza mi dice che probabilmente hai ragione. Quelli come lui tornano sempre. Solo i buoni muoiono giovani.-

-Questo spiega perché io sia ancora in giro.-

-Non dire idiozie.- lo rimprovera bonariamente Liz Mace poi si rivolge a Tim Dugan -È possibile vedere il notiziario?-

-Certo.- risponde lui -Solo un secondo.-

            Sul maxischermo appare una giovane donna con il logo della WWN[6] alle spalle.

<<La notizia del giorno a New York è l’attentato a Josh Cooper, candidato al Congresso per il Settimo Distretto. Un missile Stinger ha colpito la sede del comitato elettorale causando la morte di tre persone tra cui lo stesso candidato. Ci si chiede chi possa aver compiuto un atto tanto efferato quanto spettacolare. Per chi era un pericolo Josh Cooper?>>

-Bella domanda.- commenta il Comandante.

-E noi troveremo la risposta… con un piccolo aiuto da parte dei nostri amici? Non è vero, Dottor Dugan?- replica Cap.

-Certamente, Capitano.- risponde l’interessato -Non appena il programma di ricerca avrà fatto il suo lavoro… e mi chiami pure Tim. Dottor Dugan mi imbarazza.-

-D’accordo, Tim. Pensi che ci vorrà molto?-

-Non credo più di qualche minuto. Impaziente di entrare in azione?-

-Impaziente di assicurare alla giustizia degli assassini.- è la risposta.

 

            Il Dottor David James Quinn si avvicina al giovanotto in costume e posa una mano sulla sua spalla destra dicendo:

-È arrivato il tuo momento, ragazzo. Sei nervoso? Sarebbe comprensibile.-

-No, Signore. Sono tranquillo.- risponde il giovane -Sono preparato a ciò che sta per accadere e non intendo deluderla, Dottore.-

-Non lo farai, lo so.- replica Quinn con un sorriso -Ne sono certo.-

 

            È il Comandante America a richiamare l’attenzione di Capitan America di nuovo sul notiziario:

-Non è ancora finita.- dice.

            Sullo schermo è apparso Henry Peter Gyrich e dallo scenario è evidente che si tratta di un’altra delle sue conferenze stampa. Al suo fianco la giovane supereroina che si fa chiamare American Dream, un alias un tempo usato dalla stessa Liz Mace.

-Un altro dei suoi annunci a sorpresa?- si chiede lei ad alta voce.

-Credo che lo sapremo presto.- commenta Franklin Mills

            Gyrich comincia a parlare:

<<Signore e signori della stampa, io credo che tutti voi ricordiate il devastante attentato alla sede del F.B.S.A. di qualche tempo fa.[7] In quel triste giorno molte vite andarono perdute ed io stesso rischiai di morire. Una delle perdite più gravi fu quella di un uomo che era l’incarnazione dei valori di questa nazione e che sacrificò la sua stessa vita per aiutare gli altri. Questo era ciò che credevamo fino ad oggi… ma sbagliavamo.>>

            Una figura in costume esce dall’edificio alle spalle di Gyrich e con passo cadenzato si avvicina ai microfoni. I giornalisti sembrano impazzire mentre scattano foto, le macchine da presa riprendono la scena ed altrettanto fanno i cellulari dei presenti.

            Il costume è riconoscibilissimo pur con alcune differenze, come una fondina alla cintura lungo la coscia destra, che accentuano un carattere più da guerriero che da pacificatore.

 -Mio Dio, sembra proprio lui.- esclama Patriot.

-Così pare.- replica il Comandante.

            Elizabeth Mary Mace non riesce a parlare. Alla fine riesce solo a sussurrare:

-Jeff?-

            Gyrich continua a parlare;

<<Sì è proprio lui. È tornato per riprendere il ruolo che gli spetta di diritto e per assumere quello di leader dei Patrioti. Nessun altro è più qualificato per esserlo. Nessuno se non CAPITAN AMERICA!>>

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Sorpresi? Scioccati? Bene, era quello l’intento. Non c’è molto da dire su questa storia se non….

1)      Il costume del rinato Capitan America è praticamente identico a quello indossato da Bucky Barnes quando divenne Capitan America in un periodo in cui Steve Rogers era creduto morto, fondina con pistola compresa.

2)     È davvero Jeff Mace redivivo quello che reclama il nome di Capitan America. Non sperate di avere adesso la risposta.

Nel prossimo episodio: azione, intrighi e lotte di potere. Non vi basta? Avrete anche misteri, rivelazioni ed altri misteri.

 

 

Carlo



[1] Ovvero nello scorso episodio

[2] Judge Advocate General, ufficio delle forze armate degli Stati Uniti che amministra il sistema di giustizia militare.

[3] SEa, Air, Land, truppe speciali della Marina

[4] National Security Agency, branca dell’intelligence degli Stati Uniti di spionaggio del sistema delle comunicazioni.

[5] Il leggendario Dum Dum Dugan. È accaduto nell’episodio #106.

[6] World Wide News, la TV di sole notizie di proprietà dell’Howard Media Group.

[7] Avvenuto nel n. 50 di questa serie.